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Fisioterapia per pazienti Sla

Abbiamo parlato dell’importanza della fisioterapia con Niccolò Cimini, fisioterapista ADI, soprattutto per i pazienti Sla.

Che ruolo ha la fisioterapia nella Sla?

La SLA è una patologia multi sistemica che non interessa solo l’aspetto motorio. Dunque il fisioterapista non dovrà focalizzarsi esclusivamente sulla valutazione del sistema motorio, ma anche sugli aspetti soggettivi come le alterazioni sensoriali e cognitive. Il ruolo del fisioterapista nella SLA è quindi di grande rilevanza. Egli può intervenire con lo scopo di migliorare o mantenere le capacità residue del paziente. Nelle fasi iniziali la fisioterapia sarà di tipo preventivo. Questa mirerà ad un mantenimento delle funzioni motorie, respiratorie e al rinforzo dei muscoli non colpiti. Successivamente, l’intervento terapeutico sarà mirato alla prevenzione delle complicanze dovute all’immobilità. Si passerà poi allfisioterapia neuromotoria che avrà come compito quello di mantenere l’articolarità, la forza muscolare e l’elasticità di tutti i distretti corporei.

La fisioterapia nel paziente Sla.

La fisioterapia nel paziente Sla lo coinvolge in prima persona e si compone di un ben articolato programma di esercizio fisico che dovrà essere stilato in modo personalizzato per ogni singolo paziente. Gli esercizi dovranno essere dosati con molta attenzione, al fine di non provocare degli effetti collaterali nella persona assistita. La fisioterapia non fa regredire la malattia, ma consente di rallentare il decorso. E soprattutto consente di migliorare le condizioni di vita del paziente. Recentemente si è compreso che si deve prestare molta attenzione all’esercizio fisico svolto dai pazienti con importanti deficit motori, come nel caso della Sla, è possibile approfondire questo argomento leggendo l’articolo dedicato, cliccando qui.

Le diverse tecniche 

Nella sua esperienza lavorativa, Niccolò ha potuto incontrare 3 diverse tipologie di Sla, e ce ne ha parlato in modo approfondito nel corso dell’intervista che puoi ascoltare cliccando quiNella prima è stata attuata una mobilizzazione passiva al fine di rallentare il processo di sedentarietà del paziente flaccido. In un altro caso il dolore dominava la Sla spastica e si è deciso di agire con effetto lenitivo tramite mobilizzazioni delicate, in modo da sciogliere un po’ le contrazioni. Nel terzo caso si aveva una semi-paresi, per cui particolare attenzione si doveva dare al piede equino del paziente. Niccolò è anche un diplomando in osteopatia e, confrontandosi con il suo professore, è giunto alla conclusione che alcune tecniche di questo campo potrebbero effettivamente dare sollievo all’assistito. Niccolò spiega che le sedute di osteopatia possono essere integrate nel programma fisioterapico.

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