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Proteina TDP-43

Ricerca di base proteina TDP-43: torniamo ancora una volta a trattare un argomento importante. Questa volta insieme alla Prof.ssa Serena Carra, Docente di Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio-Emilia. Ci rivolgiamo alla Prof.ssa Carra per capire come funziona uno studio di base. Che è molto differente da un trial terapeutico o sperimentazione. 

Proteina TDP-43, come funziona la ricerca di base

La Prof.ssa Carra ha cominciato ad interessarsi alla SLA nel 2012, a seguito di uno studio condotto in Canada sul meccanismo d’azione di un gruppo particolare di proteine del nostro organismo chiamate Chaperoni Molecolari. Attualmente si occupa di cercare di comprendere i meccanismi che sono alla base di patologie neurodegenerative e neuromuscolari, inclusa la Sla. I ricercatori come la Prof.ssa Carra non lavorano con i pazienti ma piuttosto con modelli cellulari o talvolta materiali biologici derivanti dai pazienti. Infatti è questa la differenza sostanziale tra una ricerca di base e l’attività di un neurologo. L’equipe della Dott.ssa Carra, sta portando avanti un progetto di ricerca proprio sulla proteina TDP-43. Ma perché concentrarsi proprio su questa proteina? Si tratta del principale componente degli aggregati proteici che troviamo presente nelle cellule dei pazienti affetti da Sla.

Perché è importante capire i meccanismi di modificazione della TDP-43?  

Durante il corso della loro vita le proteine subiscono quelle che noi chiamiamo modificazioni post-traduzionali, ovvero modificazioni che avvengono a seguito della sintetizzazione della proteina. Queste consistono in un’etichetta che può essere aggiunta e rimossa a seconda del bisogno. Esistono una moltitudine di etichette, ognuna con il proprio significato biologico. Alcune di queste, come l’ubiquitinazione, servono per comunicare alla cellula di degradare una proteina danneggiata. Stiamo parlando di una capacità fondamentale che permette un’enorme malleabilità, affinché la cellula adatti queste modifiche alle situazioni ambientali. Detto questo, sembrerebbe che alcune di queste etichette, come la sumoilazione, vengano utilizzate dalla cellula per tenere solubili le proteine che tendono ad aggregarsi, proprio come la TDP-43.

Differenze tra la ricerca di base italiana ed estera

Secondo la Prof.ssa Carra è fondamentale che ogni ricercatore italiano svolga alcuni anni di formazione all’estero in maniera indipendente. Questo perché ognuno dovrebbe mettersi in gioco e scoprire le proprie potenzialità e i propri limiti, in un ambiente dove c’è maggiore competizione e tecnologia all’avanguardia. Fatta questa premessa, la differenza tra la nostra ricerca e quella estera è sostanziale. Innanzitutto nella concezione: nel resto del mondo la ricerca non viene considerata come un’attività particolare del singolo ma come uno strumento a favore della comunità e dell’avanzamento delle conoscenze. Si passa poi all’ambito universitario, dove all’estero si ha un maggiore spirito critico e una maggiore meritocrazia, che permettono ai ricercatori più competenti di andare avanti con la propria attività.

Ringraziamo la Prof.ssa Serena Carra per questo preziosissimo intervento e vi invitiamo ad ascoltare la puntata per intero, con ulteriori approfondimenti e considerazioni. Il podcast è disponibile in formato audio sul sito di Radio ISAV-sezione Mondo SLA e in formato video sul canale YouTube di RADIO ISAV-playlist Mondo Sla.

 

Tempo fa ci siamo incontrati con il Dott. Christian Lunetta, Neurologo presso l’IRCCS Maugeri di Milano. Per l’occasione abbiamo parlato di predisposizione SLA ma non sono mancati accenni alla TDP-43. Puoi recuperare l’articolo cliccando qui

 

 

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