Disfagia nella SLA: una difficoltà da identificare precocemente

I sintomi della Sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono diversi, tra di essi vi è l’incapacità di deglutire cibi o liquidi, questo sintomo è meglio noto come disfagia. Una difficoltà comune nei pazienti SLA, che porta con sé importanti conseguenze sulla qualità di vita del malato, della sua famiglia e sulla prognosi della malattia. Per questo è importante identificare tempestivamente la problematica e monitorarne la condizione clinica. 

Cos’è la disfagia e come si presenta nei pazienti SLA?

Come accennato in precedenza la disfagia è un’alterazione dell’assunzione di cibi e liquidi nelle diverse fasi della deglutizione. Un processo fisiologico estremamente complesso, in quanto coinvolge l’utilizzo di circa 26 muscoli e otto nervi cranici. Principalmente la disfagia si presenta con atrofia, debolezza dei muscoli facciali, della lingua e della faringe. 

Con il progredire della malattia, i pazienti SLA manifestano difficoltà per i cibi solidi, per i liquidi o per entrambi in base alla fase di deglutizione compromessa. Nello specifico:

  • la fase preparatoria orale è caratterizzata dalla debolezza nella chiusura delle labbra, da una masticazione ridotta e un accumulo di cibo nelle gengive;
  • la fase propulsiva orale è determinata da una ridotta spinta della lingua con un mancato controllo del cibo nella bocca e la comparsa di tosse e/o senso di soffocamento;
  • la fase faringea si contraddistingue per un reflusso naso-faringeo di cibo e liquidi. Inoltre può presentarsi debolezza nella contrazione della faringe causando soffocamento durante e dopo la deglutizione. 

La comparsa della disfagia porta il paziente ad andare incontro ad un allungamento dei tempi per consumare il pasto con conseguente faticabilità. Si perde così anche il piacere nell’alimentarsi e anche le quantità di cibo che si riesce ad assumere si riducono. Questo comporta il rischio di una perdita di peso considerevole, che potrebbe causare malnutrizione. Inoltre si manifesta anche un eccesso di saliva nel cavo orale (scialorrea) che contribuisce allo sviluppo di polmoniti e aspirazioni tracheali. 

Interventi di monitoraggio: esami strumentali e strategie efficaci 

Riconoscere precocemente la disfagia permette di utilizzare le giuste strategie per migliore la qualità di vita dei pazienti aumentando la sopravvivenza. La disfagia richiede infatti un’attenzione particolare già nelle prime fasi della malattia.

Per le persone affette da SLA è consigliabile effettuare una valutazione ogni 3 mesi con i medici specialisti come il foniatra e il logopedista. L’intervento della logopedista è un esame clinico estremamente semplice. E’ sufficiente che assista al pasto del paziente, valutando le caratteristiche del viso, la chiusura della bocca e delle labbra, la masticazione e i movimenti della lingua. Un’indagine facile che non ha controindicazioni, che lo specialista può effettuare a domicilio o in ambulatorio. 

Invece, nelle fase avanzate della malattia si richiedono esami strumentali che riescono a quantificare esattamente il grado della disfagia e valutare quali sono gli organi particolarmente deficitari. Gli esami da effettuare presso centri specializzati, sono: 

  • la videofluoroscopia (VFSS): un esame radiologico, che richiede una scarsa collaborazione da parte del paziente. Permette di vedere il passaggio del cibo dalla bocca fino all’esofago valutando così le varie fasi della deglutizione e individuando la presenza di aspirazioni;
  • la fibroendoscopia (FEES): un esame endoscopico effettuato con una fibra ottica introdotta all’interno del naso fino alla laringe. Questo permette di osservare la condizione anatomica degli organi e la loro capacità funzionale. Infatti può essere effettuato anche durante la deglutizione utilizzando le diverse consistenze di cibo e i liquidi.  

Gli esami strumentali citati in precedenza aiutano nel momento in cui la persona affetta da SLA non è più in grado di assumere un pasto completo in maniera efficace e autonoma per via orale. Il loro esito consente al paziente di poter scegliere se  programmare il posizionamento della PEG (gastrostomia endoscopica percutanea) che permette di alimentarsi per via enterale. Per saperne di più clicca qui

Inoltre per avere maggiori informazioni è possibile ascoltare anche l’intervista della Dott.ssa Cordeschi clicca qui che è stata ospite di “Mondo SLA” il programma interamente dedicato alla SLA in onda ogni sabato su Radio ISAV

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