PEG: intervento di Gastrostomia Endoscopica Percutanea

PEG è l’acronimo di gastrostomia endoscopica percutanea. I pazienti con SLA possono sviluppare disfagia, ossia difficoltà a deglutire, e necessitare di un supporto alla nutrizione. Effettuare questo intervento evita molte delle complicanze presentate dal sondino naso-gastrico. È più facile da gestire e può essere mantenuto per un lungo periodo di tempo.

Attualmente la PEG, insieme all’intervento di tacheostomia, di cui è possibile leggere cliccando qui, rappresenta un grande progresso nella sopravvivenza e nella qualità della vita dei pazienti con SLA.

In cosa consiste l’intervento di applicazione della PEG e perché eseguirlo?

La gastrostomia endoscopica percutanea viene eseguita per aumentare la sopravvivenza dei pazienti con SLA e migliorare la loro qualità di vita. La PEG, infatti, è indicata quando si ritiene che la nutrizione artificiale sia necessaria per un periodo superiore ai 30 giorni.

È una tecnica invasiva che prevede il posizionamento di una sonda che, attraverso la parete dell’addome, raggiunge lo stomaco per la nutrizione artificiale. Generalmente tale procedura non richiede l’anestesia generale e viene applicata in pochi minuti. I pazienti sottoposti a PEG non devono mangiare cibo nelle due ore precedenti l’applicazione della sonda. Da lì, non sarà necessario per loro seguire altre indicazioni specifiche.

Grazie al tubo enterale è possibile somministrare cibo, liquidi e farmaci, e quindi combattere la malnutrizione. L’alimentazione può avvenire dopo 24 ore dal posizionamento e la stomia guarirà in circa due settimane. 

Una volta effettuato l’impianto sarà necessario procedere con una prima sostituzione. Non vi è un termine fisso per la sostituzione della PEG, viene stabilito in base alle condizioni del paziente e dalla velocità di deterioramento della sonda stessa; le sonde a palloncino sono invece sostituite ogni 4-5 mesi. In generale si programma una prima sostituzione dopo 6 mesi dall’impianto. Il primo cambio viene solitamente effettuato in ambiente protetto (ospedaliero). I cambi successive possono essere effettati presso il domicilio, fatta eccezioni per casi particolare oppure se vi sono delle indicazioni diverse dettate dallo specialista. Per avere maggiori informazioni clicca qui.

Post-intervento e cura della PEG

La PEG richiede di apposite cure dopo la sua applicazione. Per quanto riguarda la stomia, è importante verificare che non vi siano irritazioni cutanee, arrossamenti, infiammazioni o secrezioni. Se si verificano sintomi come febbre, perdita di peso o diarrea, è necessario consultare uno specialista. Lo stoma dovrebbe anche essere pulito con una soluzione antisettica per i primi 15 giorni, e quindi può essere lavato con acqua e sapone. È una procedura da eseguire quotidianamente.

L’accurata gestione della PEG consente una lunga vita al catetere e riduce le complicazioni. Una volta a domicilio, se non vi sono problemi particolari o indicazioni mediche, la stomia può essere controllata e medicata 2−3 volte alla settimana. Prima di effettuare qualsiasi manovra sulla sonda è necessario lavarsi accuratamente le mani e pulire i piani di appoggio per preparare il materiale necessario. Per la medicazione della cute è preferibile indossare i guanti, per prevenire le infezioni.

È corretto detergere delicatamente la cute intorno alla stomia con movimenti circolari verso l’esterno, utilizzando garze morbide o bastoncini ovattati imbevuti di acqua ossigenata o lavare con acqua tiepida e sapone liquido, rimuovendo le secrezioni essiccate o incrostate. E infine asciugare delicatamente con la garza. Per disinfettare la cute peristomale, solo se prescritto dal medico, si possono utilizzare betadine soluzione o amuchina allo 0,05%. È necessario evitare l’utilizzo di alcol etilico o etere perché possono essiccare eccessivamente la cute, ledere la sonda e diminuire la durata. Pomate antibiotiche devono essere utilizzate solo su prescrizione del medico per evitare l’insorgenza di germi resistenti. 

È buona norma mobilizzare la sonda facendola ruotare di 360 gradi e con lievi trazioni e pressioni sul dispositivo. La copertura con garza, al di sopra del sistema di bloccaggio, e il fissaggio con cerotti anallergici è necessario solo se il paziente non è collaborante o vi è il rischio di rimozione. La cute attorno alla stomia deve ‘respirare’, pertanto la distanza ottimale tra cute e sistema di bloccaggio esterno (anello) deve essere di circa 3 mm.

Le complicanze sono molto rare e quasi sempre ben gestibili. Scopriamo quelle più frequenti

Tra le complicanze più frequenti c’è l’ostruzione della sonda. Infatti, i residui alimentari e del reflusso gastrico possono creare coaguli che tendono ad ostruire la sonda. In caso questo accada non bisogna forzare la somministrazione, ma si dovrebbe provare ad usare acqua tiepida e bicarbonato. Per questo, si deve pulire la sonda con acqua potabile tiepida, prima e dopo i pasti.

La qualità degli alimenti, la velocità di infusione, possibili intolleranze alimentari, o la presenza di contaminazioni batteriche possono causare disturbi gastro−intestinali, come diarrea, vomito e nausea.

Dopo diverso tempo dall’inserzione della sonda si può verificare un’allargamento della stomia che causa perdite di succo gastrico. In tal caso la cute intorno alla stomia deve essere sempre asciutta. Si deve pulire con acqua e sapone e medicata con betadine. La stomia si può anche infettare, per questo deve esserci un controllo costante per evitare arrossamenti, gonfiore e perdita di pus. La stomia si può incarnare, questo avviene quando la sonda non gira libera a 360 gradi. Per evitare questa complicanza bisogna continuamente movimentare la sonda (almeno ogni 24h) e verificare che la placca di ritenzione esterna sia sempre al di sopra del piano cutaneo di almeno 2-3 cm.

Può accadere che la PEG sia rimossa accidentalmente. Una volta estratta, la stomia può iniziare a richiudersi già dopo poche ore. Per evitare questo, almeno finché non possa intervenire il Servizio di Nutrizione Clinica o di Endoscopia Digestiva, è possibile l’inserimento di una catetere di Foley di 14−16 F, solitamente fornito alle dimissioni. Il catetere di Foley può essere utilizzato anche per la nutrizione in attesa della sostituzione. Se non è possibile posizionare il catetere di Foley, è necessario coprire la stomia con garze sterili.

In ogni caso, le complicanze che perdurano nel tempo devono essere segnalate al Servizio di Endoscopia o di Nutrizione Clinica, oppure il paziente va portato in Pronto Soccorso.

La somministrazione di nutrizione enterale

Per la somministrazione di nutrizione enterale il paziente deve stare seduto o semi-seduto, per evitare il rischio di reflussi e quindi di penetrazione di materiale enterico o alimentare nelle vie aree (ab-ingestis). Si possono usare due modi di somministrazione dei nutrienti in relazione alla patologia del paziente e ambedue prescritti dalla Sezione di Nutrizione Clinica:

  • somministrazione a bolo: i nutrienti sono somministrati con siringa alla quantità di circa 200−300 cc ripetuti ogni 4−6 ore durante le ore diurne. Tale sistema è utilizzato per le diete naturali calcolate integrate;
  • somministrazione tramite pompa: i nutrienti sono infusi tramite pompa nelle 24 ore o in modo discontinuo ad esempio durante la notte e parte del giorno.

Le miscele nutritive artificiali devono essere somministrate a temperature ambiente, conservate lontano dalla luce e da fonti di calore. I cibi naturali omogeneizzati, se conservati in frigorifero, devono essere scaldati a ‘bagno maria’ e somministrati anche essi a temperatura ambiente per evitare ustioni della mucosa gastrica.

Se i farmaci sono liquidi possono essere somministrati attraverso la PEG senza problemi. I farmaci comunque non devono essere mescolati con i cibi ma somministrati separatamente. Pasticche e capsule (quando possibile e sempre su consiglio del Medico Curante) possono essere tritate e sciolte in pochi ml di acqua tiepida avendo sempre la attenzione alla fine di pulire il sondino con acqua potabile.

 

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