La nutrizione parenterale rappresenta un’alternativa essenziale per l’alimentazione nei pazienti SLA che comunemente sviluppano disfagia. Per conoscerla meglio clicca qui. Un metodo diverso per assicurare un adeguato apporto calorico e nutritivo, contrastando la perdita di peso e la debolezza muscolare associate alla malnutrizione. Si preserva così un buono stato di salute, migliorando la qualità di vita del paziente.
Cos’è la nutrizione parenterale?
La nutrizione parenterale consiste in una tecnica di alimentazione dell’organismo senza che il cibo passi attraverso l’apparato digerente. L’introduzione di calorie e sostanze nutritive avviene direttamente nel flusso sanguigno grazie ad un accesso sotto forma di catetere venoso. Solitamente il catetere viene inserito in una vena di grosso calibro, come la vena succlavia, sotto la clavicola, in prossimità del cuore, chiamato anche catetere venoso centrale o CVC. In altri casi, è possibile inserire un catetere venoso periferico situando l’accesso nel braccio, nel collo o nella gamba.
Generalmente la miscela di nutrienti comprende acqua, carboidrati, proteine, grassi, vitamine, minerali, amminoacidi ed elettroliti. Le infusioni devono essere completate entro 24 ore, e sostituite in condizioni sterili per iniziare una nuova sacca nutrizionale, evitando il più possibile manipolazioni del sistema. Precisamente esistono due tipi di nutrizione parenterale:
- la nutrizione parenterale totale (NPT) che fornisce tutti i nutrienti essenziali per il fabbisogno giornaliero. È utilizzato quando il paziente non accetta o non può assumere cibo per via orale o enterale, come la PEG, clicca qui. In questo caso, la composizione della soluzione nutrizionale è personalizzata in base alle esigenze specifiche del paziente.
- la nutrizione parenterale parziale (NPP) che invece fornisce solo una parte di nutrienti, mentre il resto viene somministrato attraverso la via orale o enterale. Principalmente utilizzato quando il paziente non è in grado di soddisfare completamente le proprie esigenze nutrizionali per via orale o enterale.
Condizioni necessarie per la somministrazione
La presa in carico globale del paziente consente di intervenire precocemente sulle difficoltà nutrizionali. Per maggiori informazioni, clicca qui. Inoltre è importante sottolineare che la decisione di avviare una nutrizione parenterale è complessa. La scelta del paziente di sottoporsi a questo tipo di nutrizione vede il coinvolgimenti di vari professionisti che operano in stretta collaborazione sia con il paziente che con il caregiver.
Prima di tutto, medici e nutrizionisti valutano attentamente i benefici, i rischi e stimano le esigenze del paziente, stabilendo poi la quantità e la miscela di nutrienti necessari alla persona. Ogni paziente infatti necessita di una determinata quantità di nutrienti per l’energia, che viene misurata in calorie. Il numero di calorie utili varia a seconda dei seguenti fattori:
- peso, altezza, età e sesso;
- livello di attività fisica del soggetto;
- necessità create dalla malattia.
In aggiunta, di fondamentale importanza sono le procedure di somministrazione. Quest’ultime devono essere eseguite in condizioni sterili e con la massima cura, da parte di personale qualificato. Ad esempio l’assistenza di un infermiere specializzato consente di attuare la terapia seguendo i protocolli, ottimizzando il più possibile la terapia ed evitando così rischi di infezione.
Come monitorare il supporto nutrizionale?
Al fine di assicurare un bilancio alimentare adeguato, è importante monitorare costantemente il trattamento con nutrizione parenterale. Per questo è importante che il paziente possa essere sempre seguito da un team medico multidisciplinare. In questo modo sarà possibile identificare e gestire tempestivamente eventuali complicanze.
I professionisti controllano regolarmente diversi fattori come:
- la composizione corporea (percentuale di tessuto adiposo e muscolare);
- l’indice di massa corporea (IMC);
- il livello di guarigione delle ferite;
- le sostanze presenti nel sangue, nelle urine e nelle feci che indicano lo stato nutrizionale;
- la forza muscolare.
Essere costantemente monitorati da professionisti specializzati rappresenta un supporto prezioso per i pazienti SLA e le loro famiglie. Allo stesso modo un buono stato nutrizionale rende il paziente più resistente, capace di tollerare altri trattamenti e terapie di supporto. Inoltre contribuisce potenzialmente alla sopravvivenza dei pazienti, migliorandone la qualità di vita e quindi la capacità di partecipare alle attività della vita quotidiana.