Il ruolo della fisioterapia nella SLA è di grande rilevanza. A seconda dello stadio della malattia, il fisioterapista può intervenire con lo scopo di migliorare o mantenere le capacità residue del paziente.
Ad oggi gli effetti dell’esercizio fisico in pazienti SLA non sono ben compresi. In questi pazienti il ruolo della resistenza, dell’esercizio aerobico e del fitness in generale, continua ad essere controverso. È da sottolineare, però, che tutti gli studi fino ad oggi eseguiti indicano che l’esercizio può essere fisicamente e psicologicamente importante per le persone con SLA.
L’obiettivo maggiormente condiviso è di cercare di stabilizzare la funzione dei pazienti piuttosto che ricercare un miglioramento. È proprio qui che entra in gioco la figura del fisioterapista, che non dovrà focalizzarsi esclusivamente sulla valutazione del sistema motorio, ma anche degli aspetti soggettivi, come le alterazioni sensoriali e cognitive.
Il ruolo del fisioterapista nella SLA
I fisioterapisti devono sviluppare piani di gestione appropriati basati sullo stadio della malattia. La SLA è comunemente suddivisa in 3 stadi – precoce (stadio 1), intermedio (stadio 2) e avanzato (stadio 3) – in base alla progressione e alla gravità della malattia.
Considerando che nelle patologie neurodegenerative un sovra-dosaggio dello sforzo fisico può aumentare il sintomo della fatica, diminuendo il benessere del paziente, ogni programma chinesiterapico deve tener conto di due regole fondamentali: non superare la soglia dell’affaticamento e non superare la soglia del dolore. Se insorge la fatica l’attività deve essere interrotta.
Il tema dell’intensità correlato alla frequenza delle sedute è stato molto dibattuto. Si è giunti alla conclusione che le attività motorie ad alta intensità e frequenza (maggiori di tre alla settimana) potrebbero indurre un affaticamento muscolare eccessivo producendo un aggravamento della progressione di malattia.
I fisioterapisti dovrebbero educare i pazienti e i loro caregiver a non svolgere alcuna attività fino al punto di estrema stanchezza. Utile sarebbe tenere traccia dei segni e dei sintomi di un uso eccessivo tramite un diario degli esercizi che il fisioterapista può rivedere. Inoltre, si può consigliare ai pazienti di allenarsi per diverse brevi sessioni durante il giorno, con periodi di riposo sufficienti tra le sessioni di esercizio.
Al fisioterapista si richiede una solida conoscenza delle scale funzionali e una piena comprensione non solo dello stato attuale del paziente, ma anche dei problemi che potrebbero insorgere con il decorso della malattia. Clicca qui per ascoltare la testimonianza di un fisioterapista dell’Associazione ISAV.
La fisioterapia neuromotoria e respiratoria
Nonostante l’assenza di una cura e il rapido decorso della malattia, una fisioterapia mirata migliora la qualità della vita del paziente affetto da SLA. La terapia deve essere basata sui bisogni individuali e orientata all’aumento della partecipazione alla vita quotidiana.
Nelle fasi iniziali della SLA la fisioterapia sarà di tipo preventivo. Indirizzata ad un mantenimento delle funzioni neuromotorie e respiratorie e, laddove possibile, al rinforzo dei muscoli non colpiti. L’intervento del fisioterapista sul deficit respiratorio consta di tecniche di addestramento al reclutamento del volume polmonare, di assistenza alla tosse e all’eliminazione delle secrezioni. La progressiva insorgenza di deficit di forza dei muscoli respiratori porta alla necessità di utilizzare la macchina per la tosse. Clicca qui per conoscerne il funzionamento.
Invece, riguardo la muscolatura, la fisioterapia è di tipo attivo e la mobilizzazione viene eseguita dal paziente stesso. Insegnare al paziente la distribuzione dei carichi, aiutarlo a conoscere e riscoprire il proprio corpo e guidarlo verso la ri-armonizzazione del movimento, risulta essere di grande aiuto per sfruttare al meglio le capacità residue ed aiutarlo a condurre una vita nel più alto grado di autonomia possibile.
Nelle fasi più avanzate della malattia l’intervento terapeutico sarà mirato alla prevenzione delle complicanze dovute all’immobilità. La fisioterapia sarà di tipo passivo ed è eseguita da chi assiste il paziente. Gli esercizi si eseguono con il paziente disteso. È bene eseguirli quotidianamente, ripetendo ciascun esercizio 5/10 volte. Si consiglia di praticarli lentamente, mantenendo la posizione di massima escursione articolare per qualche secondo. È consigliabile, una volta raggiunto il massimo grado articolare, esercitare una lieve pressione, senza mai provocare dolore, per aumentare lo stiramento dei muscoli e dei legamenti interessati all’esercizio.