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Il percorso respiratorio dei pazienti SLA

Abbiamo approfondito insieme alla Dott.ssa Antonella Spacone, primario di Pneumatologia del Presidio Ospedaliero di Pescara, e alla Dott.ssa Giorgia Patrizio, fisioterapista della Asl di Pescara, tutto ciò che riguarda il percorso respiratorio dei pazienti Sla dalla diagnosi alla fase post tracheo, la cadenza dei controlli e la riabilitazione in reparto post intervento. 

Quando inizia il percorso respiratorio nei pazienti SLA?

La Sla è una malattia che determina la compromissione dei muscoli respiratori, sia nell’inspirazione che nell’espirazione. Questa difficoltà si presenta inizialmente nelle ore notturne, poi con l’avanzare della malattia il paziente può avere difficoltà anche di giorno. Una volta appurato questo quadro di insufficienza respiratoria lo pneumologo dà inizio ad un trattamento di sostegno tramite una ventilazione meccanica non invasiva che va ad ossigenare i polmoni. Di questo argomento abbiamo parlato con il dott. Pallini ed è possibile leggere l’articolo cliccando qui oppure puoi riascoltare il podcast dedicato, cliccando qui. La presa in carico del paziente è multidisciplinare, e di questo lavoro sinergico e multidisciplinare abbiamo già parlato con il dottor Tocco nell’articolo che si può leggere cliccando qui. Nello specifico, il percorso respiratorio, richiede il supporto di fisiatri e fisioterapisti.

Qual è il ruolo dei fisioterapisti in questo percorso?

Questa patologia riguarda gli operatori addetti alla riabilitazione del paziente fin dalle prime fasi diagnostiche. I pazienti vengono accompagnati fino alle fasi conclusive della malattia tramite interventi che si modificano seguendo le varie espressioni della malattia. La Sla si palesa in maniera differente a seconda dei pazienti, solitamente con problematiche neuro-motorie. Il team riabilitativo si occupa dei malati Sla inizialmente a livello motorio e neuro-motorio. Successivamente si lavora sulle problematiche legate alla respirazione. Molto importante è agire in maniera preventiva, prima che si manifesti la cosiddetta “fame d’aria”. I fisioterapisti si occupano poi di attuare tecniche sempre più all’avanguardia e anche di educare i caregiver e i pazienti stessi. Lo scopo è quello di dare ai pazienti e alle famiglie il maggior grado di autonomia e indipendenza. La cadenza dei controlli e l’efficacia della riabilitazione dipendono soprattutto dalla partecipazione attiva dei pazienti. LE dottoresse hanno risposto anche ad altre domande sull’argomento ed è possibile riascoltare il podcast dedicato cliccando qui.

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